Sinossi
Una lezione di grammatica, un approfondimento sull’analisi logica diventa l’occasione per riflettere sul linguaggio, sugli anni della formazione e sul rapporto insegnante-allieva. Charlotte Brontë è l’autrice del celebre romanzo “Jane Eyre” il cui sottotitolo è “un’autobiografia”; il racconto di una scrittrice che da bambina anarchica, in lotta con la cultura punitiva della società vittoriana, diventa un’insegnante. In gergo, la “cattiva sensibilità” è una valutazione inadeguata che non risponde alla domanda posta, vale a dire che non valuta, o valuta male, gli studenti.
Come sta cambiando la scuola? Quanto deve impensiere la lettura della tracce di maturità di prima prova dell’esame ministeriale del 2023? Perché parole come “patria” e “nazione” ricompaiono ossessivamente in quelle tracce? Che responsabilità di presidio hanno i professori in un momento storico come questo? Chi difende le classi dalla politica? In fondo la classe di una scuola è la platea di un teatro; sono spazi per considerare pensieri e affetti (propri e altrui), per integrare zone d’ombra, per intuire nuovi significati e conoscere così se stessi attraverso la relazione con l’altro, entrambi sono spazi politici.
“Torno alla grammatica per scrivere, per vivere. Per me scrivere e vivere sono verbi che indicano azioni gemelle. Quando mi perdo… “quando” indica un tempo determinato, il tempo dell’adultità. “Quando capirai”. Uno dice quando capirai e sembra una frase vaga, che si muove su una linea temporale incerta invece è esatto. Quando capirai è un tempo esatto: accade una volta.”
Note di regia
In gergo, la “cattiva sensibilità” è una valutazione inadeguata che non risponde alla domanda posta, vale a dire che non valuta, o valuta male, gli studenti. Ogni giorno, entrando a scuola, l’insegnante si trova all’interno di reti di gruppi in cui circolano ansie e desideri, angosce e sogni, conflitti e speranze. I rapporti tra insegnante e allievo sono un terreno sotto il quale corrono fiumi carsici di messaggi affettivi inconsci.
Ciò su cui ci interroghiamo con questo lavoro è quanto quella fase critica dell’esperienza di una persona (la scuola e la formazione, la famiglia e l’educazione) abbiano inciso e si ripercuotano sull’adultità. Il passaggio dal gioco allo studio, dal giardino alla classe, dal movimento all’immobilità del banco ed infine, il voto. Quanto quel rapporto performativo con il giudizio scolastico segna la vita e la personalità di una bambina o di un bambino?
Costruiremo un discorso attorno al significato di “maturità” e lo affideremo alle parole di una professoressa seduta in cattedra. Come sta cambiando la scuola? Quanto deve impensierici la lettura della tracce di maturità di prima prova dell’esame ministeriale del 2023? Perché parole come “patria” e “nazione” ricompaiono ossessivamente in quelle tracce? Che responsabilità di presidio hanno i professori in un momento storico come questo? Chi difende le classi dalla politica?
In fondo la classe di una scuola è la platea di un teatro; sono spazi per considerare pensieri e affetti (propri e altrui), per integrare zone d’ombra, per intuire nuovi significati e conoscere così se stessi attraverso la relazione con l’altro, entrambi sono spazi politici.
Scritto e diretto da
Martina Badiluzzi
Con
Barbara Chichiarelli
Progetto sonoro eseguito dal vivo
Samuele Cestola
Disegno luci
Fabrizio Cicero
Dramaturg e aiuto regia
Giorgia Buttarazzi
Produttore e Organizzatore generale
Pietro Monteverdi
Comunicazione e PR
Linee Relation - Valeria Bonacci, Giorgia Simonetta
Fotografie
Giulia Lanzi
Ufficio Stampa
Marta Scandorza
Una produzione
Oscenica
In coproduzione con
Pergine Festival
residenza produttiva Carrozzerie | n.o.t